redazionale: da un articolo di Kulturjam
Nell’edizione odierna degli Hunger Games israeliani si contano già almeno 34 palestinesi ammazzati, 25 vicino al centro di distribuzione aiuti a Netzarim e altri nove a Rafah.
Qui sotto trascrivo l’intervista a un sopravvissuto a una rapina da parte delle gang di Abu Shebab, quelle che Netanyahu ha apertamente ammesso di finanziare, armare e proteggere. Ennesima conferma che la tragica farsa della distribuzione degli aiuti umanitari è funzionale al completo annientamento del popolo palestinese, ma la stampa e i politici si guardano bene dall’informare e sensibilizzare l’opinione pubblica su questi orrori: oggi come ieri, il loro ruolo è quello di fare da scorta mediatica al genocidio.
“Ci hanno messi in fila dalla moschea fino alla zona della pescheria, ma era un’imboscata. Hanno giustiziato sei o sette ragazzi, tutti quanti sparando loro alla testa. Sulla strada per arrivare agli aiuti non abbiamo trovato nulla, era tutta una trappola. Dei giovani erano lì sin dalle sei del mattino, la gang di Yasser Abu Shabab ha sparato proiettili su di loro.
La gente va là per ottenere cibo, sperando di portare del cibo a casa, ma purtroppo non c’è cibo, solo una mafia che ha il sopravvento. Ho visto commettere crimini, dritto davanti a me, ma non puoi fare nulla, come ciò che è successo oggi. Gente viene ferita e uccisa davanti a te, ma non puoi neanche raccoglierli.
Tutto succede davanti ai tuoi occhi: vedi la morte, la gente va e muore lì. Ti dirigi là giusto per essere ucciso. Le sparatorie iniziano alle due del mattino e durano fino alle sei, poi si fermano. Quando la gente passa attraverso il centro di distribuzione, le pallottole continuano a piovere tutto intorno a noi: carri armati, quadricotteri, la gang di Abu Shabab e i soldati israeliani, tutti quanti sparano da ogni direzione: dal mare, dall’aria, da ovest e da sud.
Siamo andati lì alle 4 del mattino e sulla via del ritorno ci hanno teso un’imboscata.
Eravano nell’entroterra, e la gang di Abu Shabab ci ha portato alla spiaggia, ci hanno messi in fila e hanno cominciato a giustiziare. Se qualcuno non gli andava a genio lo giustiziavano immediatamente. Ho cominciato a raccogliere i corpi e a portarli verso l’ospedale da campo della Croce Rossa, e le cannonate erano proprio davanti a noi.
Giustiziano una persona davanti a te e tu passi avanti: sparano a un ragazzo, lo giustiziano e tu lo raccogli e lo porti all’ospedale. Sparano alla gente davanti ai tuoi occhi, dovresti aspettarti una reazione? E invece nessuna reazione, a parte trascinare il corpo e portarlo alla Croce Rossa. Non puoi fare nulla.”

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