Chi davvero vuole far fallire i negoziati di pace tra Russia e Ucraina.

Marco Nesci

L'avvio di negoziati volti al raggiungimento della pace in un conflitto non è quasi mai un evento improvviso e sfarzoso, né una mera opportunità di visibilità per i leader politici. Al contrario, le strade che conducono a un possibile accordo sono spesso intricate e si sviluppano lontano dai clamori mediatici, attraverso un meticoloso lavoro diplomatico condotto da delegazioni a vari livelli tecnici e politici. Sono questi incontri meno visibili a sondare il terreno, definire i contorni delle questioni sul tavolo e cercare punti di convergenza concreti. Solo quando questo complesso lavoro preliminare ha gettato basi solide, i leader possono intervenire per ratificare gli accordi raggiunti. Quindi pensare che il negoziato di Istanbul vedesse Putin, Zelensky e Trump in prima persona era ed è una stupidaggine pazzesca, o uno specchietto per le allodole per i soliti beoti che abboccano.

Un altro aspetto fondamentale, evidenziato dall'analisi storica dei conflitti, riguarda la dinamica di potere al momento della cessazione delle ostilità. Le condizioni per un accordo di pace tendono a riflettere la situazione sul campo e il relativo vantaggio militare delle parti coinvolte. Quindi, le condizioni le detta chi vince e non chi perde,  Le lezioni del passato suggeriscono che è la parte che si trova in una posizione di forza militare a dettare, in larga misura, i termini di un'intesa, mentre la parte sconfitta ha minor potere negoziale. Basta pensare agli Accordi di Yalta, conclusi alla conferenza tra il 4 e l'11 febbraio 1945, che definirono l'assetto politico internazionale post Seconda guerra mondiale, con particolare attenzione alla Germania, l'Europa liberata e l'organizzazione dell'ONU. I principali punti degli accordi includevano la divisione della Germania in zone di occupazione, la creazione di governi provvisori nei paesi liberati e la garanzia di libere elezioni. E questi punti non furono certo dettati dalla Germania sconfitta insieme all'Italia. Sembra quindi pura follia, degna di politici idioti e giornalisti lecchini, sostenere il contrario, a meno che l'obiettivo non sia quello di far fallire quel debole spiraglio di pace e la cosa  pare evidente al mondo intero, che a boicottare la debolissima aria di trattative non sia affatto la Russia,  ma la cosiddetta banda dei volenterosi, che di volontà ha solo quella di far continuare la guerra. Che senso avrebbe dunque che mentre si avviano queste faticosissime prove di confronto, questa banda di imbecilli vuole nell'ordine: mettere ordigni nucleari in Polonia e paesi baltici;  con la guerrafondaia  von der Leyen a mettere il 18esimo pacchetto di sanzioni alla Russia, (con le prime 17 che hanno distrutto l'Europa); continuare ad inviare armi ai naziucraini; dettare da perdenti e falliti, le condizioni per un cessate il fuoco improponibile in queste condizioni ai russi; parlare di possibili truppe in Ucraina. Diteci chi in realtà vuole continuare la guerra.  I russi dicono al contrario che occorre arrivare ad una fine delle ostilità avendo la certezza che i territori occupati e russofoni vengano riconosciuti come russi e la certezza che il resto dell'Ucraina non entri nella Nato e sia non più un pericolo militare per la federazione russa. Se non fossero stati imbecilli Nato e UE , garantendo queste cose, avrebbero applicato prima gli accordi di Minsk e poi di Istanbul ( accordi che erano più favorevoli all'Ucraina), ma a loro non è mai interessato ne dell'Ucraina ne del suo popolo, no, loro pensavano di dare una lezione alla Russia e spappolarla e prenderne le risorse naturali. Non c'erano riusciti ne Napoleone ne Hitler, figuriamoci se potevano farlo questa cricca di deficienti che governa l'Europa.