Redazionale:
Mentre l'Italia naviga il complesso scenario geopolitico, definendo la propria posizione subalterna su scacchieri internazionali che vanno da Washington a Bruxelles, il Paese continua a fare i conti con una fragilità strutturale che, ad ogni pioggia più intensa, presenta il suo conto salatissimo. Il contrasto tra gli impegni miliardari assunti sul piano estero e la cronica inadeguatezza delle risposte ai bisogni primari di sicurezza del territorio si fa sempre più stridente agli occhi dei cittadini.
Le cronache recenti ci parlano di una Meloni che da Trump, assume oneri dalle tasche degli italiani per 8 miliardi per la NATO, aumentando significativamente la propria spesa per la difesa e i contributi alla NATO. A ciò si aggiungerebbero inoltre i patti con Trump promettendo che imprese italiane farebbero investimenti oltreoceano. Intese che, sono a vantaggio Usa, senza ottenere nulla su temi vitali per l'economia nazionale come la rimozione di dazi o barriere commerciali. Siamo al solito ritornello, che sia un governo di centrodestra o di centrosinistra, si va a "dare senza ottenere", sempre a prostrarsi in una accondiscendenza servile infischiandosene degli interessi nazionali.
Parallelamente a questo attivismo sulla scena globale, il fronte interno continua a mostrare le sue debolezze ataviche. L'ennesima ondata di maltempo ha, puntualmente, messo in ginocchio diverse aree del Paese, riproponendo lo scenario fin troppo familiare di alluvioni, smottamenti, frane, danni ingentissimi e, purtroppo, anche vittime. Eventi che non rappresentano un'anomalia, ma la dolorosa conferma di un territorio fragile, da decenni privo di un piano organico e serio di messa in sicurezza idrogeologica. Il paradosso si consuma nell'immagine di un'Italia che affoga nel fango al nord e al centro, mentre ampie sacche del meridione sono costrette a fare i conti con la carenza o il razionamento dell'acqua potabile.
Di fronte a questa realtà, la nostra critica è sempre più forte: come è possibile destinare miliardi a impegni militari, partecipare a costosi piani di riarmo europeo, e magari inseguire la chimera di "grandi opere" dall'utilità dubbia, quando le risorse necessarie per proteggere le vite e i beni dei cittadini dal rischio idrogeologico non ci sono mai drammaticamente? Gli aiuti promessi alle popolazioni colpite dal maltempo arrivano spesso in ritardo, quando non si perdono nei meandri della burocrazia, o addirittura non arrivano, lasciando i cittadini soli a farsi carico dei danni.
La sensazione diffusa è che la sicurezza del territorio, l'unica vera "grande opera" di cui il Paese avrebbe un bisogno disperato, rimanga fanalino di coda nelle priorità di spesa della politica bipolare. La constatazione amara, che noi facciamo è se abbia senso poi indignarsi di fronte all'ennesima tragedia annunciata, se di fatto, con le proprie scelte elettorali, si continua ad avallare un sistema di priorità che sembra anteporre miliardi di spese per le armi e le grandi infrastrutture utili alle sole tasche di qualcuno, a spese essenziali per la salvaguardia del suolo e la sicurezza dei propri concittadini.

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