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Spagna verso la settimana lavorativa ridotta: un modello desiderato, mentre l'Italia resta al palo

2025-04-26 05:01

Pasquino

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Spagna verso la settimana lavorativa ridotta: un modello desiderato, mentre l'Italia resta al palo

riduzione dell'orario sett. da 40 a 37,5 ore. Definita dalla vicepremier con delega al Lavoro, Yolanda Díaz, (comunista) come la "più desiderata dagli spagnoli"

Pasquino, la voce del popolo

 

La Spagna si appresta a discutere una potenziale svolta storica nel mondo del lavoro: la riduzione dell'orario settimanale da 40 a 37,5 ore. Una misura definita dalla vicepremier con delega al Lavoro, Yolanda Díaz, (comunista) come la "più desiderata dagli spagnoli", che potrebbe ricevere il primo via libera già il 29 aprile in Consiglio dei ministri. Questo passo avanti, frutto di un anno di negoziati con le parti sociali, mira a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, distribuire la produttività e stimolare l'occupazione, il tutto mantenendo inalterato il salario.

L'iter legislativo prevede il passaggio in Consiglio dei ministri, l'approvazione parlamentare entro l'estate e l'entrata in vigore prevista per fine 2025, interessando circa 12 milioni di lavoratori. La proposta, fortemente appoggiata dai sindacati, incontra però la ferma opposizione delle principali organizzazioni imprenditoriali, che temono ripercussioni sulla competitività. La vicepremier Díaz ha riconosciuto le difficoltà nel tradurre il "senso comune della strada" in "senso comune del Parlamento", ma si è detta pronta a lavorare con argomenti per convincere che "lavorare meno significa vivere di più".

Questo scenario di dibattito e progresso sociale in Spagna contrasta nettamente con la situazione italiana. Nel nostro paese, la riduzione dell'orario di lavoro appare ancora un tabù, da decenni.  La lotta per migliorare le condizioni dei lavoratori, oggi  si concentra sulla necessità di cancellare le molteplici forme di precarietà e i licenziamenti facili, attraverso i referendum dell'8 e 9 giugno per abrogare sotto, auspichiamo una valanga di SI,  norme liberiste di privazione persino della dignità dei lavoratori.

Il quadro italiano è aggravato da un potere d'acquisto dei salari che negli ultimi 4 anni è calato dell'8%, in un quadro in cui  l'Italia è tra i paesi con i salari più bassi d'Europa da 30 anni. Mentre altre nazioni europee cercano attivamente di migliorare le condizioni sociali e lavorative, in Italia la percezione è quella di una lotta di classe alla rovescia dove i datori di lavoro stanno vincendo sui loro dipendenti, anche a causa della  complicità di una "finta sinistra" e di un sindacato confederale concertativo. La Spagna, con la sua spinta verso un orario di lavoro ridotto a parità di salario, sembra indicare una direzione diversa, volta a una maggiore equità e benessere per i lavoratori, un orizzonte che per l'Italia appare ancora molto distante, diciamo una utopia.

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