Redazionale: abbiamo provato a mettere insieme un pò di notizie provenienti da diverse fonti giornalistiche, al fine di immettere nel dibattito spunti di riflessione sulla situazione negoziale Russia - Ucraina
In un momento di crescente tensione, la Russia, per voce del presidente Vladimir Putin, ha innalzato significativamente le condizioni per un potenziale negoziato di pace con l'Ucraina. La novità più rilevante è la richiesta esplicita e pubblica alla NATO di un impegno scritto a non espandere ulteriormente l'Alleanza verso est. Questa mossa, interpretata da analisti come un tentativo di formalizzare una promessa fatta in passato e mai mantenuta, mira a affrontare quelle che Mosca considera le "cause profonde del conflitto".
Oltre al blocco dell'allargamento NATO, le richieste russe includono la neutralità dell'Ucraina, l'esclusione di Georgia, Moldavia e altre ex repubbliche sovietiche dall'Alleanza, la revoca di alcune sanzioni occidentali e la risoluzione della controversia sui beni russi congelati. La scelta di Istanbul come potenziale sede per i negoziati, con la Russia pronta a sedersi al tavolo il 2 giugno, non è casuale: essa richiama i negoziati del marzo 2022 falliti, secondo Mosca, per l'interferenza occidentale, sottolineando che la pace dovrà coinvolgere l'intera Alleanza Atlantica.
La reazione degli Stati Uniti a queste richieste è incerta. L'amministrazione americana, secondo l'opinionista Maurizio Boni, ha finora dimostrato difficoltà nel gestire la complessità della trattativa, agendo con "superficialità e arroganza". L'ex presidente Trump, che ha avuto una recente telefonata con Putin, si troverebbe sotto pressione da diverse fazioni politiche, tra cui i "neocon" ostili alla Russia e coloro che auspicano una rapida conclusione del conflitto. Boni solleva dubbi sull'adeguata informazione fornita a Trump e sul rischio che possa prepararsi a un'escalation, data la persistenza di proposte di sanzioni estreme.
La debolezza percepita nella strategia americana implica che l'evoluzione della situazione dipenderà fortemente dalla personalità e dalle percezioni di Trump. La tradizionale strategia americana di indebolire la Russia, perseguita negli ultimi vent'anni, rende difficile per gli Stati Uniti porsi come negoziatori affidabili, soprattutto se continuano a sostenere militarmente l'Ucraina. Inoltre, un coinvolgimento diretto di Trump nel conflitto lo renderebbe corresponsabile, danneggiandone l'immagine.
Il nodo cruciale rimane l'incapacità degli Stati Uniti di rispondere alle "questioni dirimenti" sollevate dalla Russia, in particolare sul riconoscimento dei territori occupati, su cui Mosca non sembra disposta a cedere. L'ipotesi di un congelamento del conflitto sulle linee attuali viene vista da Boni come pericolosa, in quanto potrebbe aprire la strada a un maggiore coinvolgimento della NATO in Ucraina, alimentando un'escalation.
Anche il rafforzamento dei confini nord-orientali della NATO è interpretato come un "gioco rischioso", con la Russia che ha già reagito rafforzando la sua presenza al confine finlandese. La confusione regna anche sulla figura di Trump e sulla sua effettiva strategia verso l'Europa.
La posizione ambigua della Germania, con il cancelliere Merz che prima concede l'uso di armi a lungo raggio per poi smentire e promettere supporto all'industria bellica ucraina, sembra rispondere alla strategia di Kiev di escalare il conflitto per coinvolgere la NATO. Tuttavia, insistere su questa linea è considerato pericoloso, soprattutto alla luce della richiesta russa di un'Ucraina non solo neutrale ma anche sostanzialmente disarmata. Colpire in profondità il territorio russo, come già accaduto con missili britannici, espone i paesi fornitori a diventare obiettivi militari legittimi, come dimostra la revisione della dottrina nucleare russa.
In conclusione, la Russia, forte della sua posizione sul campo, sembra intenzionata a dettare le condizioni per un negoziato, ponendo richieste stringenti alla NATO e mettendo pressione sugli Stati Uniti. La capacità di Washington di elaborare una strategia efficace e di rispondere alle "cause profonde" del conflitto richieste da Putin appare al momento incerta, lasciando presagire un futuro di ulteriore conflitto e occupazione di territorio ucraino, con Mosca che si fermerà solo quando e dove lo riterrà opportuno.

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