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Il Primo Maggio non è una festa, è una giornata di lotta.

2025-05-01 05:01

Marco Nesci

politica interna,

Il Primo Maggio non è una festa, è una giornata di lotta.

Trasportato e abbandonato all'ospedale senza documenti, è stato identificato solo grazie alle impronte digitali

Marco Nesci

 

Una giornata per ricordare che i diritti non sono acquisiti per sempre e che la battaglia per la sicurezza e la dignità sul lavoro è più attuale che mai. Una giornata per ribadire la centralità del lavoro e dei lavoratori/trici nel diritto ad una vita dignitosa e salari non più da fame, una giornata per ribadire che nessuno più al mondo deve essere sfruttato. Una giornata in cui non possiamo accettare che, nel nome del profitto, si continuino a sacrificare vite umane, calpestando rispetto e dignità delle persone. È inammissibile uscire di casa al mattino per andare a lavorare e non farvi più ritorno, lasciando le famiglie nella disperazione più cupa.

Ancora più aberrante e inaccettabile è morire a 17 anni, lavoratore "in nero", come accaduto lo scorso 11 aprile a Yassine Bousenna. Yassine è morto a Nocera Inferiore mentre lavorava in un’azienda di smaltimento del legno. Trasportato e abbandonato all'ospedale senza documenti, è stato identificato solo grazie alle impronte digitali. La sua non è stata una casualità, non è un tragico incidente isolato. Tre morti al giorno: questo il prezzo di un sistema economico, compiaciuto dal sistema bipolare,  che antepone il profitto alla vita di chi quel profitto lo genera.

È successo a Yassine Bousenna, è successo a Nocera Inferiore. Una notizia che ha sfiorato i media nazionali, ma che a Nocera e poi nel resto del Paese è scivolata via nel silenzio assordante di una classe politica locale e nazionale che ha dimostrato indifferenza di fronte alla morte di un diciassettenne e alle condizioni di sfruttamento e rischio che molti lavoratori vivono quotidianamente.

Il governo in carica non nasconde il suo disinteresse per le morti sul lavoro, mentre una finta opposizione alza timidamente la voce senza mai mettere realmente in discussione la ricerca sfrenata del profitto e il liberismo imperante.

È ora di dire basta. Le morti sul lavoro non sono incidenti, sono omicidi bianchi, frutto di negligenza, sfruttamento e mancato rispetto delle normative di sicurezza. È fondamentale che queste morti vengano considerate reato, perseguibili penalmente con pene severe per chi mette a rischio la vita dei lavoratori. Non si può continuare a barattare la sicurezza con il guadagno.

Il Primo Maggionon è una ricorrenza, ma una giornata di mobilitazione per chiedere giustizia per le vittime, sicurezza sui luoghi di lavoro, dignità e salari e una svolta culturale e politica che rimetta al centro la vita delle persone prima del profitto. La morte di Yassine e di troppi altri (nel solo primo bimestre di quest'anno c'è il 16% in più di omicidi sul lavoro) deve scuotere le coscienze e spingerci a lottare affinché mai più nessuno esca di casa per lavorare e non vi faccia ritorno. La lotta per la sicurezza sul lavoro è una lotta per la civiltà, che la cosidettà società liberista cancella giorno per giorno. 

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