Redazionale: tratto da uno scritto di Giuseppe Salamone
Ancora una volta, le speranze di un negoziato per porre fine al conflitto in Ucraina sono state volutamente e scientemente sabotate., come succede da tre anni a sta parte. Un tentativo di dialogo cruciale, che si sarebbe dovuto tenere a Londra su iniziativa di Washington con la partecipazione di USA, Regno Unito, Francia, Germania e Ucraina, è naufragato prima ancora di iniziare veramente. Significativo, e non privo di critiche, è il fatto che l'Italia, presentata dalla sua leadership come pienamente inserita nel contesto internazionale, non fosse nemmeno stata invitata a questo tavolo di confronto. Una circostanza che, per chi guarda oltre la narrazione dei telegiornali servi di regime, getta un'ombra sulla sua effettiva credibilità sullo scacchiere globale.
Secondo quanto emerge, le basi su cui si sarebbe dovuto intavolare il negoziato prevedevano il riconoscimento ufficiale della Crimea alla Russia e un riconoscimento non ufficiale delle quattro regioni contese (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia). Una proposta evidentemente volta a cercare un punto di partenza realistico, partendo dal presupposto – scomodo per alcuni – che la Russia abbia di fatto ottenuto un vantaggio militare sul campo. Fonti come il Financial Times avrebbero addirittura riportato una disponibilità iniziale del Cremlino a considerare un cessate il fuoco prolungato e l'avvio di un processo per una conclusione più o meno definitiva della guerra, qualora questa proposta fosse stata seriamente discussa.
Tuttavia, l'equilibrio fragile è stato spezzato da demenziali e criminali dichiarazioni che, nella lettura proposta, appaiono deliberate. Prima la rappresentante dell'Unione Europea, Kaja Kallas, e poi il Presidente ucraino Zelensky hanno posto un veto categorico a qualsiasi discussione riguardante lo status della Crimea. Posizioni rigide che hanno sortito l'effetto immediato di far saltare il vertice, con il New York Times che ha riportato l'annullamento della presenza del Segretario di Stato americano, evidentemente restio a partecipare a un incontro svuotato di significato negoziale.
La sensazione, forte e chiara nel testo originale, è che a "qualcuno la pace faccia schifo". Questo "qualcuno" viene individuato nelle stanze di Bruxelles della Commissione Von der Leyen, percepite oramai come una succursale giuerrafondaia dell'amministrazione Biden e dei suoi elementi più intransigenti. La narrazione conclude con l'idea che questa dinamica rappresenta la cruda realtà dei fatti, mentre tutto il resto non sia altro che mera propaganda volta a mascherare chi realmente non desidera una soluzione negoziata al conflitto, un pò per russofobia e un bel pò perchè dipendenti delle lobby delle armi. Ma oggi, con la loro faccia di bronzo saranno al funerale di Francesco, che voleva la pace.

Sostienici con una semplice iscrizione annuale a 15€. Clicca su questo link e procedi ad iscriverti, Grazie: https://www.paypal.com/ncp/payment/PMJB8NE3334JS