Redazionale
Nella vasta e ricca regione di Vaca Muerta, in Patagonia argentina, si sta consumando un dramma che intreccia la sete globale di energia con i diritti delle popolazioni indigene e la tutela dell'ambiente. Questa terra, grande quasi quanto il Belgio e considerata la quarta riserva mondiale di shale oil e la seconda di shale gas, è diventata il teatro di un conflitto sempre più acceso tra le compagnie petrolifere, appoggiate e sostenute dal governo Milei e le comunità mapuche, che vedono il loro territorio e il loro futuro minacciati dall'estrazione tramite fracking, di un nuovo atto di quella colonizzazione che dura da 6 secoli contro le popolazioni locali.
La tecnica della fratturazione idraulica, pur promettendo ingenti risorse energetiche, è nota per il suo elevato impatto ambientale. Le comunità mapuche, stanche di denunciare invano lo scempio in corso alle istituzioni, hanno recentemente intrapreso azioni dirette, bloccando per diverse ore gli accessi a quattro importanti giacimenti petroliferi: Fortín de Piedra, Loma la Lata, Tratayén e Puesto Hernández. Il governo reazionario di Milei ha risposto con una dura repressione. Questa azione, come dichiarato dalla Confederazione mapuche di Neuquén, mira a portare all'attenzione pubblica, ancora una volta e con urgenza, i danni enormi inflitti alla natura e alla popolazione locale dall'industria degli idrocarburi.
Le loro rivendicazioni sono chiare: porre un freno al disastro ambientale causato da giacimenti, torri di perforazione e discariche che contaminano territori, acqua, aria e compromettono il futuro delle nuove generazioni. Le comunità chiedono un dialogo aperto con la compagnia petrolifera statale YPF, accusata di violare costantemente le norme ambientali e di rilasciare concessioni in maniera indiscriminata, con la presunta complicità delle autorità giudiziarie e governative, sia a livello provinciale che nazionale.
Il governo di Javier Milei, con la necessità di rimpinguare le casse statali, non sente ragioni e vuole rafforzare l'estrattivismo nel paese. Tuttavia, come denuncia Jorge Nawel, coordinatore della Confederazione mapuche di Neuquén, le conseguenze nella regione di Vaca Muerta sono devastanti: scosse sismiche, accumulo di scorie tossiche che contaminano acqua, aria e suoli, e una grave crisi idrica causata dal consumo di milioni di litri d'acqua per ogni perforazione (si parla di 10-30 milioni di litri per ognuna delle 1.100 perforazioni attive). Un impatto ambientale che, secondo le comunità, sta distruggendo l'intero ecosistema, e la stessa esistenza dei Mapuche.
A fianco dei Mapuche si sono schierate diverse organizzazioni sociali, manifestando contro quella che definiscono la "dittatura di un'industria che contamina e uccide". Viene richiesta una riconversione produttiva della regione che non dipenda unicamente dall'attività petrolifera.
In questo contesto già teso, si inserisce un nuovo elemento: l'accordo tra il gruppo italiano Eni e la compagnia petrolifera argentina YPF per lo sviluppo del progetto 'Argentina LNG'. Questo memorandum d'intesa prevede la cooperazione per il trasporto, la liquefazione e la successiva esportazione del gas prodotto da Vaca Muerta. L'interesse di Eni non si limita all'acquisto del gas, ma include anche lo sviluppo degli impianti upstream e la liquefazione attraverso due unità GNL galleggianti.
Questa partnership, vista da alcuni come un'opportunità di crescita economica, è in realtà l'ennesima manifestazione di un capitalismo predatorio che calpesta i diritti delle popolazioni locali in nome del profitto. ( Ma fa parte del “Meloniano” Piano Mattei ) L'indifferenza verso la vita e il territorio dei Mapuche ricorda le dinamiche coloniali che hanno segnato la storia dell'America Latina, con lo sfruttamento delle risorse naturali che porta inevitabilmente all'allontanamento forzato delle comunità indigene dalle loro terre ancestrali e a quello che è stato il più grande genocidio della storia e che ha portato alla scomparsa di interi popoli.
L'esperienza di Eni in paesi come il Congo e il Mozambico, citata con orgoglio dai vertici aziendali, solleva in noi interrogativi sulle modalità con cui vengono gestiti i diritti delle popolazioni locali in progetti di questa portata. Sappiamo perchè così è sempre stato, che gli interessi economici prevalgano sulla tutela dell'ambiente e sui diritti umani, perpetuando un modello di sviluppo insostenibile e ingiusto, e predatorio.
La vicenda di Vaca Muerta rappresenta un emblematico scontro tra un modello di progresso basato sull'estrazione e la difesa dei diritti delle comunità locali e dell'ambiente. Mentre le compagnie petrolifere celebrano nuovi accordi e prospettive di guadagno, le comunità mapuche continuano la loro battaglia per la sopravvivenza del loro popolo e la salvaguardia del loro territorio, opponendosi a quella che percepiscono come una nuova forma di colonialismo, mascherata da progresso economico. Noi stiamo con i Mapuche.

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