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Genova: Chiusa l'indagine sulla protesta antimilitarista, venti attivisti rischiano il processo

2025-04-03 05:01

Marco Nesci

politica interna,

Genova: Chiusa l'indagine sulla protesta antimilitarista, venti attivisti rischiano il processo

25-6-2024, centinaia di persone avevano bloccato i varchi del porto e sfilato per le vie della città dietro lo striscione eloquente: “La guerra comincia qui"

Marco Nesci

La procura di Genova ha annunciato la chiusura delle indagini relative alla manifestazione del 25 giugno 2024, che aveva visto centinaia di persone bloccare i varchi del porto e sfilare per le vie della città dietro lo striscione eloquente: “La guerra comincia qui”. Nel mirino degli inquirenti sono finite venti persone, ora accusate a vario titolo di interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, travisamento, imbrattamento, danneggiamento, lancio di oggetti pericolosi e violenza privata.

La protesta, che aveva visto una significativa partecipazione anche da fuori Genova, aveva come obiettivo quello di denunciare il ruolo del porto e di alcune aziende locali nella “logistica della guerra”, con un chiaro riferimento al conflitto israelo-palestinese. Nel corso del corteo, sedi delle  aziende con i loro vertici  Leonardo e Hitachi erano state duramente contestate. 

La reazione del collettivo autonomo lavoratori portuali non si è fatta attendere. Attraverso una nota sui social, il collettivo ha espresso piena solidarietà ai denunciati, ribadendo con forza che “contrastare i traffici di armi, contrastare la guerra è il nostro compito”. Il collettivo ha inoltre sottolineato come queste denunce non facciano altro che rafforzare la loro convinzione nella giustezza della loro lotta, estendendo la solidarietà ad altri attivisti sotto accusa in diverse città italiane.

La nostra redazione non può che esprimere la propria solidarietà a questi lavoratori e condividere pienamente le parole del collettivo autonomo lavoratori portuali. Viviamo in un mondo che sembra andare alla rovescia: assistiamo al paradosso di un presidente israeliano, il cui esercito sta perpetrando un genocidio, accolto con tutti gli onori dalle più alte cariche dello Stato italiano. Al contempo, lavoratori che con azioni sacrosante cercano di bloccare l'invio di armi a Israele e ad altri teatri di guerra,  opponendosi di fatto a questa tragica spirale di violenza, rischiano di trovarsi incriminati e persino in carcere.

Questi sono tempi bui, dove chi si oppone alla logica della guerra e della repressione viene criminalizzato. Ma è proprio in questi momenti che la lotta per la giustizia e la pace si fa ancora più urgente e necessaria. La repressione non fermerà in alcun modo la nostra opposizione a questa deriva autoritaria e guerrafondaia.

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