Pasquino, la voce del popolo
Le parole del Presidente Mattarella, nel delineare un quadro internazionale di profonde trasformazioni e crescenti tensioni, risuonano come un preoccupante bollettino di guerra. Sebbene la lucidità con cui descrive le sfide geopolitiche, tecnologiche e strategiche sia innegabile, la sua enfasi sulla "logica militare" come "colonna fondamentale per la difesa nazionale" getta un'ombra inquietante sugli ideali di pace che dovrebbero ispirare l'Europa.
Invece di rappresentare un faro di stabilità e diplomazia in un mondo turbolento, l'Europa sembra destinata a inseguire una logica di potenza che alimenta la spirale degli armamenti. L'ammissione di una "competizione piuttosto caotica" tra potenze e la necessità di decisioni "non più rinviabili" nell'ambito della NATO e dell'UE sembrano preludere a un incremento della spesa militare e a un'ulteriore militarizzazione delle relazioni internazionali.
Questa deriva bellicista stride profondamente con la vocazione pacifista che ha animato il progetto europeo fin dalla sua nascita. Andare dietro a queste logiche di riarmo significa tradire la speranza di un continente unito nella promozione della pace e della cooperazione. Invece di concentrarsi sulla diplomazia e sulla risoluzione pacifica dei conflitti, si rischia di normalizzare l'idea che la forza militare sia l'unica risposta alle sfide globali.
Come ammoniva il Presidente Pertini, dovremmo concentrarci sullo "svuotare gli arsenali e riempire i granai". Invece di investire in velivoli di sesta generazione e intelligenza artificiale per scopi militari, le risorse dovrebbero essere destinate a politiche di disarmo, alla cooperazione internazionale e alla lotta contro le vere minacce globali: il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze.
L'Europa, forte della sua storia e dei suoi valori, dovrebbe farsi promotrice di un nuovo paradigma di sicurezza, basato sulla prevenzione dei conflitti, sul dialogo e sulla costruzione di un ordine internazionale più giusto ed equo. Inseguire la logica militare, per quanto comprensibile in un contesto di incertezza, rischia di condannarci a un futuro di instabilità e di allontanarci sempre più dall'orizzonte di pace che i padri fondatori dell'Europa avevano sognato.

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