di Marco Nesci
Le lancette segnano le 19 di questo tragico 18 marzo. La notte appena trascorsa ha inghiottito ogni speranza di pace, sancendo la brutale fine della tregua a Gaza. Il silenzio è stato squarciato da un bombardamento israeliano di inaudita violenza, riversatosi come una furia cieca sulla martoriata Striscia. Il bilancio, ancora provvisorio, è un pugno nello stomaco: oltre 400 vite spezzate, tra cui almeno 130 innocenti bambini. Numeri che urlano al cielo un'umanità ferita a morte.
È trascorso un intero giorno da quell'orrore. Un giorno di silenzio assordante da parte di quei governi occidentali che si ergono a paladini dei diritti umani. L'unica voce che si è levata, flebile ma pur sempre presente, è quella delle Nazioni Unite, con una doverosa condanna. Ma dai palazzi del potere occidentale, da quelle capitali che si riempiono la bocca di valori universali, di diritti dell'uomo, di democrazia, non è giunta alcuna condanna, neppure sottovoce, inequivocabile, di questo crimine di guerra del governo Israeliano.
Il governo italiano, con una timidezza quasi imbarazzante, si limita ad esprimere "preoccupazione per la fine della tregua". Parole vuote, prive di mordente, che suonano come un misero tentativo di lavarsi la coscienza. La Commissione Europea, dal canto suo, si dichiara "preoccupata per gli ostaggi israeliani" e invita Israele alla "moderazione". Moderazione? Di fronte a centinaia di morti, tra cui decine di bambini strappati alla vita nel sonno, l'Europa si appella alla "moderazione"? Non una parola di condanna per la carneficina, non un sussurro di indignazione per il sangue innocente versato.
E che dire del silenzio tombale che giunge dal Quirinale? Il nostro Presidente della Repubblica, sempre pronto a tuonare contro le presunte ingerenze straniere e a condannare con veemenza le azioni di altri, dei russi in particolare, in questo caso sembra aver perso la voce. Un silenzio che grida vendetta, che svela ancora una volta il vergognoso doppio standard con cui l'Occidente misura il mondo. Pronti a brandire la spada della morale contro alcuni (nemici), ciechi e sordi di fronte alle atrocità commesse da altri (amici).
Lo abbiamo denunciato infinite volte: questo doppio standard è immorale, è ripugnante, è una macchia indelebile sulla coscienza dell'Occidente. Ci vergognamo profondamente di questa classe politica che, nostro malgrado, ci governa. Non ci rappresenta, non oggi e non ci ha mai rappresentato. Le nostre mani non sono sporche di sangue, i nostri cuori non sono indifferenti alla sofferenza di un popolo.
Vogliamo ribadirlo con forza, perché non ci stancheremo mai di farlo: noi non siamo antisemiti, non siamo criminali, non siamo razzisti. Sono coloro che fanno finta di non vedere il genocidio in corso, coloro che si trincerano dietro un silenzio complice, ad essere moralmente indegni. La nostra umanità ci impone di denunciare questa barbarie, di stare dalla parte delle vittime, di non accettare mai più che la vita di un bambino palestinese valga meno di quella di qualsiasi altro bambino al mondo. Il nostro grido di vergogna si alza forte, nella speranza che un giorno la giustizia e la verità possano finalmente trionfare, mandando in galera i criminali e i loro complici.

Siamo una goccia nel mare, ma se tante gocce diventano pioggia…
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