di Marco Nesci
L’Europa, in una deriva che sembra non conoscere battute d’arresto, sta assistendo a una serie di eventi che mettono in discussione non solo la solidità delle istituzioni democratiche, ma anche i principi fondamentali della libertà. Mentre i megafoni mediatici intonano litanie sulla priorità assoluta della democrazia occidentale e dei suoi “valori”, ecco che dietro le quinte, si consumano atti che tradiscono questi stessi proclami. L'attività di Ursula von der Leyen che ha portato all'annullamento delle elezioni in Romania, è accolto con entusiasmo dal duo italico Lombardo-Calenda, che vogliono esportare il “modello Romania” in modo preventivo. Un campanello d’allarme assordante che troppi, distratti dalle narrazioni mainstream dei Vespa e dei Mentana, ignorano totalmente.
Il “modello Romania”, portato avanti con successo dalla presidente della Commissione Europea, si rivela un vulnus profondo alla democrazia. L’annullamento delle elezioni in Romania, nonostante l’assenza di contestazioni e fatti reali, che persino gli sconfitti avevano recepito e accettato, è un atto di una gravità inaudita. Non si tratta di simpatie politiche, che non abbiamo certo noi verso chi aveva vinto, ma del rispetto sacrosanto del diritto di un popolo di scegliere i propri rappresentanti. L’esclusione successiva di questo candidato, giustificata attraverso manovre giudiziarie inventate, suscita interrogativi inquietanti sulla volontà di garantire una vera competizione politica. L'uso strumentale della magistratura mina alle fondamenta la separazione dei poteri e compromette irrimediabilmente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Ma il terremoto democratico non si ferma ai confini rumeni. In Italia, il DDL Lombardo-Calenda si configura come l’ennesima tessera di un mosaico inquietante. Con la scusa di contrastare le “ingerenze esterne” – le immancabili ovvie “interferenze russe” – (mai avute da noi manovre della Nato e della CIA) si introduce un sistema di controllo dell’informazione che ha il sapore amaro del maccartismo. Piattaforme informative, testate giornalistiche e social network verrebbero costrette a istituire “comitati di analisi” con il compito di epurare i contenuti “falsi o ingannevoli”, (decidono loro quali sono) e di bloccare gli utenti “responsabili di disinformazione ripetuta”. Chi stabilisce cosa è “vero” e cosa è “falso”? Chi decide chi è “reo” di “disinformazione”? La risposta è chiara: un comitato nominato, di fatto, dal potere politico, una manovra fascista in “doppio petto”.
L’aspetto più pericoloso è l’ingerenza di Agcom e Dis, che potrebbero segnalare al Parlamento e al Governo “ingerenze esterne su vasta scala”, aprendo la strada, nei “casi più gravi”, alla sospensione o addirittura all’annullamento delle elezioni politiche e europee. In pratica, se il risultato delle urne non piacesse ai palazzi del potere, si potrebbe ricorrere all’arma atomica della sospensione della democrazia.
Tutto questo mentre la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno si lancia in crociate personali contro la “propaganda putiniana”, vedendo nemici ovunque e censurando voci dissenzienti. L’ossessione per il “nemico esterno” diventa il pretesto per limitare la libertà di espressione e per soffocare il dibattito pubblico. Il pluralismo, che dovrebbe essere il cuore pulsante di ogni democrazia, viene ridotto a una facciata, a un orpello retorico che nasconde un sistema sempre più omologato e intollerante al dissenso, in cui è ammesso solo il pensiero unico , ossia il loro.
E mentre si attacca la libertà di espressione, si svuota di potere il Parlamento europeo, escludendolo dal voto su piani di spesa mastodontici con la scusa dell’urgenza e dell'emergenza, che non esiste. La discussione democratica viene percepita sempre più come un ostacolo, un orpello da eliminare e non come un valore. Siamo già dentro un processo di trasformazione delle istituzioni europee in strutture autoreferenziali, oligarchiche, lontane dai cittadini e sottratte al controllo democratico, dentro un nuovo livello di fascismo coperto da un mantello di democratura.
Non ci illudiamo: quello che sta accadendo non è un incidente di percorso, ma una deriva profonda e preoccupante. Il “nuovo fascismo” non è quello del ventennio, non “pesta” la gente per strada e non usa l’olio di ricino, ma agisce in modo subdolo, attraverso leggi e dispositivi istituzionali, per smantellare la democrazia dall’interno. Occorre reagire con forza, non solo denunciando questo pericolo e difendendo i principi fondamentali della libertà, ma costruendo una opposizione politica e sociale che mobiliti le piazze. Il sistema illiberale è già un fatto tangibile, la parola “democrazia” è già un guscio vuoto, se non ora quando?

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