Redazionale: considerazioni da un post FB di Sergio Dalmasso
Il post di Sergio Dalmasso, su FB dal titolo "Fascismo alle porte?", risuona come un campanello d'allarme. Evoca, con una domanda inquietante, paragoni con un periodo storico buio: gli anni Trenta, preludio all'orrore nazifascista. La sua analisi, partendo da osservazioni mediatiche e politiche concrete, mette in luce tendenze attuali che meritano una seria riflessione e, soprattutto, un'azione consapevole.
Come negli anni Trenta, assistiamo oggi a una convergenza preoccupante verso il riarmo. Figure politiche di diverso orientamento, da Bayrou a Von der Leyen, passando per commentatori come Botteri, sembrano concordare sulla necessità di un aumento delle spese militari e di una retorica di potenza. Anche settori della sinistra, che avrebbero dovuto rappresentare un baluardo critico, si allineano su posizioni atlantiste, lasciando spazio a voci isolate come quella di Le Pen, che paradossalmente intercetta il malcontento sociale focalizzandosi sulle spese sociali trascurate.
Questo scenario richiama pericolosamente le dinamiche degli anni Trenta: una crisi economica strisciante, l'ascesa di nazionalismi aggressivi, una sinistra divisa e incapace di offrire alternative credibili, e una passività colpevole delle élite borghesi. Allora come oggi, la disoccupazione, le disuguaglianze crescenti e la precarietà sociale creano un terreno fertile per il malcontento e la disillusione verso le istituzioni democratiche. E in questo contesto, la retorica bellicista e la semplificazione manichea dei problemi internazionali rischiano di distogliere l'attenzione dalle vere urgenze sociali e di incanalare la rabbia popolare verso soluzioni autoritarie.
La domanda cruciale posta da Dalmasso è: a chi si rivolgeranno le fasce più vulnerabili della popolazione, i disoccupati, i giovani senza futuro, le persone colpite dalla crisi, di fronte a questa convergenza verso il riarmo e a un panorama politico polarizzato? Il rischio è che, in assenza di alternative credibili di pace, giustizia sociale e disarmo, il malcontento si trasformi in sostegno a forze populiste e nazionaliste, pronte a sfruttare la paura e la frustrazione.
È imperativo, quindi, vigilare attentamente su queste tendenze, analizzare criticamente il discorso dominante e impegnarsi attivamente per costruire un'alternativa. Una politica sociale di pace e disarmo, un rilancio dei servizi pubblici, un europeismo fondato sulla cooperazione e non sulla potenza militare, sono oggi più che mai necessari per evitare di ripetere gli errori del passato e costruire un futuro di pace, giustizia e democrazia. Non possiamo permettere che l'eco degli anni Trenta diventi la colonna sonora del nostro presente.

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