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La "pagliacciata" alla Casa Bianca e la cruda realtà del conflitto ucraino che i governi europei vogliono con

2025-03-02 01:02

Marco Nesci

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La "pagliacciata" alla Casa Bianca e la cruda realtà del conflitto ucraino che i governi europei vogliono continuare.

Da un lato, si è manifestata l'arroganza di una superpotenza, gli Stati Uniti, e dall'altro, la triste condizione di chi, credendo di servire ...

di Marco Nesci

 

La recente scena alla Casa Bianca, descritta come una vera e propria "pagliacciata in mondovisione", ha offerto uno spettacolo emblematico delle dinamiche di potere globali. Da un lato, si è manifestata l'arroganza di una superpotenza, gli Stati Uniti, e dall'altro, la triste condizione di chi, credendo di servire un padrone potente, si ritrova invece manipolato e infine "preso a calci". Questa immagine, seppur cruda, riflette una realtà sempre più difficile da ignorare: la guerra in Ucraina, e il ruolo che le è stato assegnato nello scacchiere geopolitico mondiale.

Diventa quasi impossibile non interrogarsi sulla consapevolezza di Volodymyr Zelensky riguardo al ruolo dell'Ucraina. Fin dall'inizio, era chiaro – o avrebbe dovuto esserlo – che il paese rischiava di essere nient'altro che uno strumento nelle mani della politica estera statunitense. L'obiettivo primario, fin troppo evidente, sembrava essere quello di incrinare, se non distruggere, i rapporti tra Russia ed Europa. Una volta raggiunto questo scopo, la logica conseguenza sarebbe stata quella di abbandonare l'Ucraina al suo destino, una volta esaurita la sua utilità strategica.

Zelensky, pur non essendo mai emerso come una figura di spicco per statura politica o culturale, si sta rivelando, forse, ancora più inadeguato di quanto si potesse immaginare. È legittimo sospettare che, per lungo tempo, abbia coltivato – e forse coltivi ancora – l'illusione che l'Ucraina fosse un attore protagonista in questa complessa partita internazionale, e non una semplice pedina e la vittima sacrificale sull'altare degli interessi USA. Questo rappresenta un problema gravissimo per un leader politico: credere ciecamente alla retorica ufficiale, spesso propagandistica, che accompagna gli eventi bellici e le strategie di potenza.

La situazione attuale è critica e rischia di degenerare in maniera drammatica se Stati Uniti e Russia non riusciranno a trovare un terreno di dialogo, per quanto impervio possa sembrare. Preoccupa, in particolare, l'atteggiamento che potrebbe emergere da parte di Zelensky e del suo entourage, qualora dovessero trovarsi di fronte a un calo di sostegno da parte occidentale. Si teme un pensiero del tipo "se non ci sostenete più, allora che il mondo intero paghi le conseguenze", un atteggiamento "muoia Sansone e tutti i filistei" che potrebbe spingere verso un'escalation incontrollata. L'idea di trascinare il mondo in un conflitto di proporzioni globali, una Terza Guerra Mondiale, pur di non accettare la devastante sconfitta dell'Ucraina, della NATO e dell'Unione Europea, non sembra essere del tutto irrazionale, pur nella sua tragicità, e probabilmente Zelensky lo pensa sin dall'inizio.

Questo calcolo, per quanto estremo, potrebbe basarsi su una logica perversa: nonostante le dichiarazioni di disinteresse verso le dinamiche belliche europee, gli Stati Uniti non possono permettersi un drastico indebolimento del continente europeo, anche se al momento sembra che Trump voglia il contrario. L'Europa rimane un'area cruciale per gli interessi americani, sia come terreno fertile per la conquista economica, sia come alleato, seppur problematico, nella competizione anti-BRICS. Gli Stati Uniti, da soli, difficilmente potrebbero affrontare l'ascesa dei BRICS e, contro la loro stessa volontà, potrebbero essere indotti a impegnarsi in una pericolosa escalation del conflitto tra Europa e Russia, nel tentativo di mantenere un equilibrio di potere a loro favorevole.

La celebre frase di Henry Kissinger, "Essere nemici degli USA può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale," risuona quanto mai attuale in questo contesto. Evidenzia la complessità e i rischi intrinseci di un'alleanza con una superpotenza come gli Stati Uniti, un'amicizia che può rivelarsi più dannosa che vantaggiosa nel lungo periodo.

Infine, è essenziale riflettere sulla continua e incomprensibile belligeranza dell'Europa e dei suoi scellerati governi. Le dichiarazioni di figure (pessime) come Macron, che insistono sulla narrazione semplicistica dell'aggressore e dell'aggredito, appaiono sempre più ipocrite e strumentali e false. Una narrazione che, curiosamente, non viene applicata con la stessa enfasi quando si tratta del conflitto israelo-palestinese. In quel caso, l'azione di Israele viene giustificata come legittima difesa contro il terrorismo, nonostante le proporzioni devastanti della risposta finite in un autentico genocidio. Ma è se la NATO, che mira a installare missili nucleari in Ucraina ed espandersi ai confini russi, a puntare armi devastanti a poche centinaia di chilometri da Mosca, perchè mai non dovrebbe  essere vista come una minaccia terroristica per la sicurezza russa?  Perché l'invasione russa dovrebbe essere considerata un atto ingiustificabile e non, invece, una risposta preventiva, per quanto tragica e discutibile, come quella Israeliana? 

Questa evidente doppiezza europea, unita alla miopia e alla stupidità dei suoi governanti, ha creato le condizioni peggiori, spingendo il mondo sull'orlo di una guerra mondiale. Le azioni dei leader europei sembrano orientate alla guerra, senza che sia mai stato compiuto un passo concreto verso la pace. Incontri come quello oggi Londra non fanno altro che alimentare ulteriormente il fuoco del conflitto. Ci troviamo nelle mani di una "cricca di criminali e pazzi,"  la tragica realtà è che non si sta facendo nulla di efficace per sottrarre a queste figure il potere di continuare a distruggere l'Europa e il futuro dei suoi popoli. È drammaticamente urgente che le forze sane della società civile e politica si attivino per invertire questa rotta suicida, prima che sia troppo tardi.

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