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Una logica perversa di razzismo prevale in Europa e nei suoi governi.

2025-03-01 01:00

Redazionale

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Una logica perversa di razzismo prevale in Europa e nei suoi governi.

Il 30% della popolazione estone è russofona, ha quindi una cultura russa e ne parla la lingua. Questa popolazione non avrà gli stessi diritti degli altri

Redazionale

 

L'Estonia, paese membro dell'Unione Europea, ha deciso di eliminare gradualmente l'insegnamento del russo dalle scuole entro il 2030. Questa decisione, motivata da un clima di crescente odio e ostilità verso la Russia e dal desiderio di rafforzare l'identità nazionale estone, colpirà una minoranza russofona significativa, stimata tra le 370 e le 390 mila persone, circa il 30% della popolazione. Atteggiamenti come questo, alimentano il razzismo e l'odio verso una parte di popolazione che ha tradizioni e cultura diversa, e non hanno nulla a che vedere con lo sbandierato valore di democrazia di cui l'Unione Europea si vanta. Il russo sarà relegato al ruolo di lingua straniera, studiabile come materia opzionale o utilizzabile in ambito privato.

La misura ha suscitato preoccupazioni, paragonata ipoteticamente a una simile decisione in Italia contro le minoranze linguistiche del Sudtirolo o della Valle d'Aosta. Occorre evidenziare come la lingua sia un elemento identitario fondamentale e come tale provvedimento possa marginalizzare una parte della popolazione estone, generando un senso di discriminazione, emarginazione e odio razziale.

La decisione estone, promossa da figure di spiccata stupidità politica come Kaja Kallas, viene interpretata come una mossa politica simbolo di puro razzismo, volta a "cancellare" la presenza russofona nel paese, che non ha nulla di educativo e raffigura in modo crescente l'idea fascista di sopraffazione e annullamento delle minoranze. Si critica la scelta, considerata controproducente in un contesto europeo già fragile e diviso, capace di inasprire le tensioni interne e compromettere la coesione dell'Unione Europea in un momento internazionale delicato. Inoltre ci si interroga sull'opportunità di tali escalation, su tali provocazioni già sperimentate e vissute nel Donbass, sottolineando i potenziali effetti negativi sulla capacità dell'Europa di manifestarsi democratica e di presentarsi unita e forte sullo scenario globale.

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