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Netanyahu, tra crimini di guerra e mire espansionistiche, infiamma la Cisgiordania mentre Gaza sanguina

2025-02-25 01:01

Marco Nesci

politica internazionale,

Netanyahu, tra crimini di guerra e mire espansionistiche, infiamma la Cisgiordania mentre Gaza sanguina

il genocida Netanyahu è pronto a concretizzare l'espulsione definitiva dei palestinesi dalla loro terra, un piano che troverebbe il benestare anche di Trump.

Mentre le ombre cupe di una nuova escalation incombono su Gaza, il premier israeliano, il criminale genocida Benyamin Netanyahu alza la posta, minacciando di estendere la sua brutale campagna militare alla Cisgiordania. Non pago della devastazione e delle decine di migliaia di morti palestinesi già provocate a Gaza, Netanyahu sembra ora determinato a concretizzare il suo progetto di espulsione definitiva dei palestinesi dalla loro terra, un piano che troverebbe il benestare del Presidente americano Trump.

Il pretesto per questa nuova e pericolosa deriva sarebbe legato alle modalità di rilascio degli ultimi ostaggi israeliani da parte di Hamas. Netanyahu ha infatti sospeso ulteriori rilasci di prigionieri palestinesi previsti dagli accordi di tregua, adducendo come motivazione le presunte "umiliazioni" subite dagli ostaggi durante le operazioni di consegna. Le immagini diffuse da Hamas, che mostrano alcuni ostaggi rilasciati salutare miliziani palestinesi, sono state definite inaccettabili dal governo israeliano. Eppure, queste scene, per quanto possano essere state enfatizzate a fini propagandistici, appaiono ben poca cosa rispetto alle indicibili sofferenze patite da decine di migliaia di palestinesi, veri e propri "ostaggi" nelle carceri israeliane, spesso senza alcuna accusa formale e in condizioni detentive disumane. Su questi "ostaggi" dimenticati, naturalmente, Netanyahu e tutto l'Occidente collettivo complice,  non spendono una parola.

La reazione di Netanyahu è stata immediata e aggressiva. Il premier ha annunciato la preparazione di nuovi piani operativi e si è detto pronto a riprendere i combattimenti a Gaza "in qualsiasi momento", schierando contestualmente carri armati israeliani in Cisgiordania. Una mossa che ha fatto immediatamente impennare la tensione nelle città cisgiordane, dove per la prima volta dal 2002 sono entrati in azione di nuovo i tank dell'Idf.

La strategia israeliana in Cisgiordania appare chiara: svuotare i campi profughi palestinesi, considerati "nidi del terrore", e impedire ai residenti di farvi ritorno. Il ministro della Difesa Israel Katz ha cinicamente ammesso che decine di migliaia di palestinesi sono già stati evacuati dai campi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, e ha assicurato che non sarà loro concesso di rientrare, prefigurando una pulizia etnica di proporzioni allarmanti. Testimonianze locali parlano di infrastrutture devastate, strade distrutte, linee idriche ed elettriche interrotte, e di una violenza indiscriminata contro la popolazione civile. A Qabatiya, a sud di Jenin, è stato imposto un coprifuoco di 48 ore, mentre l'esercito israeliano devasta la città con i bulldozer.

La decisione di Netanyahu di sospendere il rilascio dei prigionieri palestinesi è una chiara violazione degli accordi di tregua e un pericoloso segnale di escalation. Hamas ha condannato fermamente la mossa, avvertendo che mette a rischio la tregua stessa e respingendo le accuse di "umiliazioni" durante le consegne degli ostaggi. La milizia palestinese ha anzi rivendicato il "trattamento nobile e umano" riservato ai prigionieri israeliani.

La situazione rimane estremamente volatile e preoccupante. Mentre la comunità internazionale Occidentale assiste inerme ma compiaciuta, Netanyahu sembra determinato a proseguire nella sua politica di terra bruciata, incurante delle conseguenze umanitarie e delle condanne internazionali. La prospettiva di un'estensione del conflitto alla Cisgiordania, con il rischio di una definitiva espulsione dei palestinesi dalla loro terra, getta un'ombra ancora più lunga e inquietante sul futuro della regione, e intanto i coloni… 

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