Ancora una volta, il governo Meloni si trova al centro di una polemica che lo dipinge come alleato dei poteri forti e sordo alle esigenze dei più deboli. L'ultima tegola riguarda le concessioni balneari, un tema spinoso che continua a generare confusione e malcontento. La sentenza del Tar Liguria è inequivocabile: nessuna proroga automatica per le concessioni, confermando la scadenza al 31 dicembre 2023 e aprendo la strada alle gare previste dalla direttiva Bolkestein.
Questa decisione smentisce clamorosamente la narrazione governativa di una proroga "salva-balneari" fino al 2027, promessa più volte e sbandierata come una vittoria. Il Tar ha chiarito che non esiste alcun accordo con l'Europa che obblighi le amministrazioni a prorogare le concessioni, smontando di fatto la propaganda meloniana.
Le opposizioni sono insorte, accusando il governo di aver illuso i concessionari e di aver creato un clima di incertezza dannoso per il settore. Andrea Gnassi del PD parla di "re nudo", denunciando l'assenza di un decreto attuativo e il caos generato dalla mancanza di chiarezza. Anche il M5s attacca duramente, invitando Meloni a mostrare il fantomatico accordo con l'UE e sottolineando come la propaganda sui social non possa sostituire la legge.
Mentre il governo tace e un deputato di FdI si dichiara "stupito", gli operatori balneari si riuniscono per cercare una via d'uscita da questa ennesima "figuraccia" del governo Meloni, un esecutivo che sembra navigare a vista, collezionando gaffe e favorendo, ancora una volta, i soliti "furbi" a discapito della chiarezza e del rispetto delle regole.