Ancora una volta, i falchi della guerra dimostrano la loro implacabile sete di conflitto. Dopo aver affossato gli accordi di Istanbul, una tragica occasione persa per disinnescare la crisi ucraina e salvare innumerevoli vite, ecco che Londra rilancia con una proposta tanto irresponsabile quanto pericolosa: pattugliare i cieli ucraini con caccia Typhoon, dispiegati da basi polacche.
Questa mossa, presentata ipocritamente come un gesto di supporto, altro non è che l’ennesimo passo verso l’escalation. Ignorando le evidenti difficoltà logistiche – riconosciute persino da “fonti governative di alto livello” citate dal Times – e la fragilità di un piano che richiederebbe “decine di Typhoon” e complessi sistemi di difesa, si continua a preferire la retorica muscolare al paziente lavoro diplomatico.
La preoccupazione espressa per la difficoltà di schierare una forza di terra europea sufficiente a presidiare il confine russo-ucraino suona come una beffa, considerando che l’alternativa di una forza di pace ONU – indicata come più realistica e potenzialmente accettabile anche da Mosca – che ha già detto al vertice di Riyad che non vuole sul territorio ucraino soldati Nato, viene relegata in secondo piano. È evidente che l’obiettivo non è la pace, ma la proiezione di forza, incuranti del rischio di una pericolosa escalation militare.
Mentre il mondo invoca la de-escalation e il ritorno al dialogo, alcuni continuano a danzare sull’orlo del precipizio, alimentando un conflitto che ha già causato immense sofferenze. È tempo di smascherare la retorica guerrafondaia e di pretendere un cambio di rotta: la diplomazia, non i Typhoon, è l'unica via per una pace duratura.