Tratto dall'Articolo di Roberto Ciccarelli su il Manifesto .
L'articolo di Roberto Ciccarelli pubblicato su "il manifesto" analizza l'intervento di Giorgia Meloni all'assemblea generale della Cisl, evidenziando come la Presidente del Consiglio abbia scelto questo contesto per riaffermare una linea politica e ideologica ben precisa, marcatamente critica nei confronti di CGIL e UIL e improntata alla divisione del fronte sindacale e all'appoggio incondizionato al padronato.
Meloni, dopo un periodo di silenzio sulle problematiche governative, ha colto l'occasione per tornare a parlare di lavoro ed economia, ponendo l'accento su una presunta "nuova alleanza tra imprese e lavoratori", ma a condizione che questi ultimi si allineino all'autorità governativa. La premier ha accusato CGIL e UIL di avere una "visione tossica e conflittuale" dei rapporti con il governo, contrapponendole alla Cisl, lodata per la sua collaborazione e per aver saputo interpretare il "confronto nell'accezione più nobile".
Ciccarelli smonta la narrazione meloniana evidenziando come la Presidente del Consiglio abbia ignorato completamente i dati economici negativi che affliggono il paese. Cita l'aumento della cassa integrazione del 20%, l'incremento delle domande di disoccupazione, il calo della produzione industriale e la crisi del settore automotive, nonché l'impennata dei prezzi dell'energia. Questi dati, secondo l'articolo, smentiscono la "favoletta" di una conquista occupazionale e dimostrano invece una situazione economica preoccupante che Meloni ha preferito non affrontare.
L'intervento di Meloni viene definito da Ciccarelli come ideologico e neo-autoritario, improntato alla lotta contro un nemico identificato in CGIL, UIL e nei sindacati di base. L'annunciata "partecipazione" dei lavoratori, promossa con la Cisl, viene vista come soggetta all'arbitrio governativo e funzionale a limitare il dissenso e il diritto di sciopero, come dimostrerebbe il Ddl sicurezza. L'articolo critica anche il riferimento al "buon senso" come categoria retorica per giustificare le decisioni del potere e punire chi si oppone.
Un passaggio significativo è l'analisi della proposta sulla "partecipazione" della Cisl, a cui Meloni ha dato il suo appoggio annunciandone una prossima votazione. Ciccarelli interpreta questa mossa come un tentativo di mettere il "cappello" su un'iniziativa sindacale per rafforzare la propria agenda politica.
L'articolo evidenzia la contrapposizione tra Meloni e il segretario della CGIL, Maurizio Landini, non citato esplicitamente ma chiaramente destinatario delle critiche della premier. Ciccarelli sottolinea come Meloni abbia espresso la volontà di "lasciarsi alle spalle il Novecento", identificato con il conflitto sociale, in nome di un conformismo e revisionismo che affonda le radici nel berlusconismo e ovviamente nel dominio del padronato.
Infine, Ciccarelli critica l'impianto ideologico di Meloni che mira a legare la contrattazione sindacale ai "territori e alla dimensione aziendale", negando di fatto la validità dei contratti nazionali e proponendo un modello di relazioni sindacali nazionalistico e neo-corporativo. L'articolo conclude descrivendo la spaccatura sindacale sancita dall'intervento di Meloni e dall'atteggiamento di Luigi Sbarra (Cisl), che ha attaccato duramente Landini e la CGIL, rievocando una distinzione tra sindacati "riformisti e antagonisti" e auspicando un sostegno bipartisan per la legge sulla partecipazione, in un contesto tutt'altro che favorevole al dialogo e al confronto. Da parte nostra oltre a condividere quanto esposto da Ciccarelli, non possiamo non sottolineare come la Cisl di fatto si candidi a diventare il sindacato corporativo di antica memoria al servizio del governo.